Aprile 24, 2024
#artfabriquetalent Intervista ad Enrica B. Vadalà

#artfabriquetalent Intervista ad Enrica B. Vadalà

Ciao Enrica, presentati ad Art Fabrique

Ciao a tutti, mi chiamo Enrica Benedetta Vadalà, ho 33 anni e sono nata a Reggio Calabria. Sono una stilista con 10 anni di esperienze lavorative in uffici stile e prodotto tra Milano e Londra.

Ho da poco creato il mio marchio di abiti donna, ENRICA BV, che potete visionare sul sito www.enricabv.it e nelle pagine Facebook ed Instagram @enricabv.

Come inizia il tuo approccio alla moda?

E’ successo tutto quando avevo 11 anni. Mi è sempre piaciuto disegnare, sono nipote d’arte ( mio zio era lo scultore e pittore reggino Pasquale Panetta ), inizialmente mi dilettavo in paesaggi e figure femminili. Poi una sera stavo guardando la televisione ed in onda c’era un servizio su una collezione di Gianni Versace. Sapevo chi era, che era originario di Reggio e nutrivo una grande stima per quello che era riuscito a fare ed ottenere. Spontaneamente ho iniziato a disegnare i miei primi figurini. Passarono 3 anni circa ed in casa qualcuno aveva comprato “L’Alchimista” di Paulo Coelho. Mi colpì subito la copertina, così colorata e piena di simboli. Iniziai a leggerlo e ne rimasi stregata. In questa storia l’autore parla della “leggenda personale” che ciascuno di noi ha. E’ quello che si è sempre desiderato fare, sin da piccoli. Nel primo periodo della vita infatti, tutto è chiaro, perché tutto appare possibile e i giovani non hanno paura di sognare e di desiderare di raggiungere i loro obiettivi. Capii allora che avrei dovuto fare la stilista. Dovevo trasformare il mio hobby in un lavoro. Lo scopo della mia vita era vestire le persone e renderle più belle.

Hai fatto degli studi particolari per diventare stilista? E quali tra questi trovi che siano stati più utili?

Si certo, studiare è fondamentale. Finito il liceo classico, ho frequentato per quattro anni il corso di Fashion Design presso l’Istituto Marangoni di Milano, diplomandomi nel 2006. Successivamente ho integrato anche un corso in Grafica Pubblicitaria ed un altro in Modellistica e Sartoria.

Sicuramente l’Istituto Marangoni è stato fondamentale per la mia crescita artistica, rientra tra le scuole migliori al mondo ed infatti ho imparato quasi tutto lì. Ma devo dire che studiare modellistica e sartoria è importantissimo per chi vuole fare questo lavoro. Se non sai come si costruisce e rifinisce un abito non lo puoi neanche disegnare o scegliere i tessuti giusti.

Quanto è difficile essere una stilista che produce autonomamente i propri abiti al giorno d’oggi?

La difficoltà principale è che all’inizio fai tutto da sola e non sai come andrà! La mole di lavoro è incredibile, 24h non ti bastano, svolgi il lavoro di dieci persone, la concentrazione è infinita, la mente è sempre lì, dormi poco e male ed i collaboratori sono pochi. Anche il budget è contenuto all’inizio e questo limita molto. Ma se l’entusiasmo è alto e la voglia di fare è tanta allora si riesce ad affrontare tutto. Una volta partiti poi non ci si ferma più e non dico che è tutto in discesa, ma sicuramente il grosso è fatto e ci si può concentrare con più tranquillità sui progetti più grandi in modo da far crescere il brand.

Cosa secondo te si potrebbe fare in Italia per aiutare i giovani talenti emergenti?

In linea generale la burocrazia va snellita: bisognerebbe incentivare i finanziamenti a fondo perduto, abbassare l’iva, aumentare le agevolazioni fiscali, facilitare l’apertura e chiusura delle imprese. Nello specifico, invece, i fornitori di tessuti ed i produttori di abbigliamento dovrebbero abbassare i minimi di produzione in modo da agevolare il lancio e la crescita di chi inizia. Anche la distribuzione dei capi deve essere facilitata. Questa è stata la più grande difficoltà per me.  Penso anche alla cultura del crowdfunding, dovrebbe essere più diffusa in Italia. All’estero ci sono casi di giovani talenti che sono stati supportati da attori, cantanti, registi, imprenditori.  Sarebbe bellissimo se anche in Italia fosse così.

Come definiresti il tuo stile e a quale donna si rivolgono i tuoi abiti?

Definisco il mio abbigliamento “partywear” o “eveningwear”, perché ricerco il “perfetto party dress” che possa andare bene dal tramonto all’alba e per ogni tipo di evento.

E’ uno stile esuberante, distintivo perché l’abito deve stimolare il nostro lato estroverso. Ci vestiamo per sedurre e farci notare ma soprattutto per star bene con noi stessi. I miei abiti sono speciali, unici, sensuali e femminili.

Il mio è un lusso semplice ed abbordabile, perché si, sono capi esclusivi, unici, fatti a mano e rifiniti sartorialmente, ma hanno prezzi contenuti in quanto destinati a giovani donne da una vita sociale intensissima che richiedono quindi abiti sempre diversi, adatti a tutte le loro occasioni mondane.

 Il tessuto al quale non rinunceresti mai?

Adoro la seta stampata ( raso, chiffon, crepè de chine ),  i ricami non convenzionali e le applicazioni 3D.

Da dove trai l’ispirazione per realizzare i tuoi abiti?

Faccio molta ricerca, viaggio, osservo, sfoglio riviste, mi tengo informata sui cambiamenti della società, guardo siti e blog di moda, arte e fotografia soprattutto stranieri. Giro per mercatini, negozi, mostre e fiere di settore. Tutto questo è il mio pane quotidiano.

L’ispirazione varia da collezione a collezione. Mi piace cambiare, fare cose sempre diverse mi stimola. Ma quello che rimane sempre intatto è il proprio stile.

C’è uno stilista in particolare che ti ispira? E se sì perché?

Il mio mito è e sarà sempre Gianni Versace. Oggi ammiro molto Fausto Puglisi, il direttore creativo di Balmain, Olivier Rousteing e mi piace molto anche Stella Jean. Tutti loro mi ispirano in quanto a creatività, stile riconoscibile e stupore!  E’ quello che cerco di trasmettere anche io nel mio lavoro.

Progetti futuri?

Sicuramente aumenterò la produzione della mia linea donna ma sto valutando anche di iniziare una linea maschile di camicie. Per quanto riguarda gli eventi e le collaborazioni beh quelli non mancano mai, quindi rimanete sintonizzati!

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